No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20080623

truppe scelte


Tropa de elite - Gli squadroni della morte - di José Padilha 2008


Giudizio sintetico: da vedere


1997, Rio de Janeiro. Il capitano Nascimento fa parte del BOPE, un corpo scelto della polizia brasiliana, super addestrato e con licenza di uccidere quasi ufficiale. Agiscono soprattutto quando i problemi delle favelas di Rio diventano difficilmente risolvibili per i poliziotti "normali", oppure quando la corruzione dilagante diventa eccessiva. Ai problemi ordinari, si somma l'imminente visita di Papa Giovanni Paolo II, che invece di soggiornare in un lussuoso hotel esige di alloggiare in una struttura ecclesiastica che confina con le favelas più pericolose. Nascimiento è stressato, sta per avere un figlio e non ne può più del BOPE. Chiede di essere trasferito: dovrà scegliere il suo sostituto.


Film che ha suscitato molto clamore. Vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino, ha fatto si che fosse contestato il Presidente della giuria Costa-Gavras dalla critica soprattutto di sinistra; prima ancora di uscire in Brasile era già stato visto da quasi 3 milioni di persone per mezzo di copie pirata.

Co-prodotto dai fratelli Weinstein, ha goduto di un alto budget; sceneggiato dallo stesso regista, oltre al vero ufficiale del BOPE Rodrigo Pimentel (autore del libro dal quale è tratto, Elite da tropa, scritto da lui insieme all'antropologo Luiz Eduardo Suares e ad un altro ufficiale del BOPE André Batista) e Bráulio Mantovani (già sceneggiatore di City Of God e L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza), nasce come documentario ma diventa fiction al momento in cui ci si rende conto che nessun ufficiale del BOPE avrebbe accettato di parlare liberamente a proposito dei fatti del libro.

Com'è il film? Da vedere, come già detto. Coinvolgente, grazie ad una regia che sta con la cinepresa addosso ai protagonisti, muovendosi nervosamente, fotografia sporca, musica "di strada" e sparata forte, montaggio serrato che alterna azione violenta a spaccati interni nei quali c'è calma apparente ma monta il nervosismo. Ma non c'è solo questo. C'è la descrizione minuziosa di una realtà fuori da ogni controllo, dove la classe media non capisce o non vuole capire quello che vive la classe bassa; il film è l'anello di congiunzione tra City Of God e l'ambiente "esterno", non prende posizione ma illustra una realtà disperata, dove il BOPE rappresenta il potere senza controllo della repressione contro una gestione di una situazione, quale quella delle favelas, che è impossibile da combattere senza la violenza. Ma c'è un altro elemento importantissimo, ed è quello della succitata classe media. Gli studenti che si lamentano della violenza (ridicola) della polizia durante i routinari controlli dei documenti, e che sono convinti di aiutare gli abitanti delle favelas con delle ONG conniventi con i "capi mafia", sono poi quelli che alimentano il mercato della droga che fa girare quello delle armi, armi che determinano le gerarchie non ufficiali ma portanti delle favelas stesse. Un atto d'accusa enorme e pesantissimo, che dovrebbe far riflettere un bel po' tutti quanti, anche i non brasiliani.

Attori non tutti bravi, ma con delle facce indimenticabili.

Il classico pugno nello stomaco, anzi, nel ventre molle della società moderna. Senza speranza.

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