No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20101121

rete sociale


The Social Network - di David Fincher (2010)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: pare un firme d'azzione e 'nvece so' sempre rinchiusi in quarche stanza

La nascita di Facebook, il social network che ha sconvolto gli ultimi 7 anni della rete (e no) e le relazioni sociali (di tutti), e le battaglie legali che sono seguite a quel momento, alla sua crescita inarrestabile, al giro vorticoso di denaro che ha generato. Al centro di tutto questo, "il più giovane miliardario del mondo" (Forbes), Mark Zuckerberg, nerd, genietto informatico dall'intuizione più che brillante.

Inaspettatamente, un film davvero eccitante. Inaspettatamente fino ad un certo punto. Basato sul libro Miliardari per caso - L'invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento, di Ben Mezrich, sceneggiato da Aaron Sorkin, uno dei migliori scrittori di dialoghi che si aggira ultimamente nel campo cinematografico statunitense (ha un cameo nel film), aveva il problema di essere troppo parlato e troppo lungo. Pare che Fincher, regista che ultimamente aveva lasciato un po' interdetti, ma al quale dobbiamo film come Seven, The Game e Fight Club, abbia risolto il problema facendo leggere i dialoghi tutti d'un fiato, cronometrando il tutto. Il risultato stava dentro le due ore, e lui si è regolato così: ha costruito il film sui dialoghi, rendendolo quasi un film d'azione, nonostante ci sia una sola vera scena in esterno. Questa è la prima magia di questo The Social Network. Non tarderete ad accorgervene: i dialoghi cominciano ancora prima delle immagini. E' un dialogo tra Erica e Mark, ed è sia l'elemento scatenante del genio, sia un primo ma già approfondito profilo psicologico del protagonista Zuckerberg, tracciato proprio dalla (ex?) fidanzata. Dopo quello, un diluvio di intuizioni, algoritmi al servizio dell'informatica, idee rubate, migliorate, modificate, party, scambi di informazioni, discussioni pre-processuali tra accusati, accusatori, avvocati, assistenti. Un ritmo forsennato, una storia complessa ma non impossibile da seguire (certo, dovrete prestare una certa attenzione), avvincente nonostante i bene informati sappiano già come va a finire, che ti tiene inchiodato per poi, dopo, darti spunti di riflessione non stupide. Ottima l'intuizione di intervallare i piani temporali, soprattutto quando i vari protagonisti rispondono alle domande degli avvocati, e il regista (o lo sceneggiatore, o tutti e due insieme, questo non è dato sapere) trasforma le risposte nell'azione avvenuta tempo prima, ricostruendo così, vagamente alla 21 Grammi, la storia un po' alla volta.
La regia giocoforza si basa tutta su campi e controcampi, e si "sfoga" nella scena della gara di canottaggio (l'unica esterna citata prima); il montaggio è fondamentale, la fotografia spesso è cupa o comunque tende allo scuro, ovviamente con tutti quegli interni, la musica, curata da Trent Reznor, usata con dovizia incalzante.
Gli attori sono ben diretti, anche quelli non protagonisti, e il lavoro di Jesse Eisenberg (Mark Zuckerberg), Andrew Garfield (Eduardo Saverin), Armie Hammer (i due gemelli Winklevoss), è ottimo. Un gradino sotto Justin Timberlake (Sean Parker, il creatore di Napster, pensate un po' il paradosso di questa interpretazione), che però non se la cava male.
Per finire, spunti di riflessione. Esilarante, ma tristemente attuale, la scena in cui Christy si arrabbia con Eduardo perchè non ha cambiato lo status (da single a fidanzato) sul suo profilo. Curiosamente però, le due battute che rimarranno, una a futura memoria, l'altra come summa del film, le dice Marylin, un'assistente dello studio che difende Zuckerberg, mentre parla con lui.
La prima, mentre Mark le dice che sta controllando come va (Facebook) in Bosnia, lei risponde "Bosnia. Non hanno le strade, ma hanno Facebook". L'altra, non ve la rivelo, ma fate attenzione: è l'ultima battuta del film. E, ellitticamente, fa il paio col dialogo iniziale, descrivendo alla perfezione il genio protagonista.
Film indovinato, che conferma regista e sceneggiatore come due eccellenze nei loro campi.

2 commenti:

Filo ha detto...

Bella recensione. Bravo.

jumbolo ha detto...

grazie caro.