No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20111106

darbareye Elly


About Elly - di Asghar Farhadi (2010)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: un monte di bugie

Iran, oggi. Un gruppo di amici dai tempi dell'università, si riunisce per un weekend: da Tehran andranno nella zona di Chalus, affittando una villa proprio sul Mar Caspio. Ci sono tre coppie, con alcuni con figli piccoli, e Ahmad, recentemente divorziato, che è di ritorno dalla Germania. Sepideh, moglie di Amir, la più intraprendente delle donne, invita Elly, l'insegnante di sua figlia. E' chiaro l'intento di far legare Elly e Ahmad, tutti capiscono, tutti remano nella stessa direzione. Nonostante l'inconveniente all'arrivo (la villa che avevano intenzione di affittare sarà libera solo per un giorno, così decidono di stabilirsi in un'altra villa, che è da pulire inizialmente, e alla quale mancano dei vetri alle finestre), l'atmosfera è rilassata, giocosa, divertita. Finché, in un momento di eccessivo relax, il figlio più grande di Peyman e Shohreh rischia di annegare. Nella confusione del momento nessuno se ne rende conto, ma Elly è sparita. Visto che Naazi, la moglie di Manoochehr, l'aveva lasciata a sorvegliare i bambini, ma Elly aveva detto più volte che se ne voleva andare (aveva già passato una notte con tutti loro, e voleva tornare dalla madre anziana, e recentemente operata di cuore), in un primo momento tutti pensano che Elly sia annegata nel tentativo di salvare il bambino. Quando, dopo un giorno intero, il corpo non affiora, cominciano ad affiorare, invece, dubbi, incertezze, bugie, e nuove verità.

Farhadi, iraniano, per me fino all'anno scorso era un perfetto sconosciuto. E invece, scorrendo le sue note, mi accorgo che nei luoghi dove di cinema ci se ne intende (pertanto, non qui, dico, in Italia), lo avevano già notato. Dramma e divorzi erano già nelle sue corde, se sono riuscito a capire un po' di cosa parlavano i suoi tre film precedenti, ma quello che mi è parso, vedendo questo suo quarto lungometraggio (tra l'altro, vedendolo dopo aver visto il suo nuovo e più recente Una separazione, del quale vi parlerò in seguito), è che il suo cinema sia una sorta di Makhmalbaf meets Hitchcock, se capite cosa voglio dire.
Questo About Elly, è un film costruito in maniera pressoché perfetta. E non è un horror, non è un thriller, ma supera in tensione e colpi di scena il 90% dei film di quei generi. Lo fa, in pratica, solo con le parole, i dialoghi fitti, e soprattutto, con le mezze verità rivelate sotto voce, tra un protagonista e l'altro, informalmente, senza nessuna pomposità alcuna, in una maniera che ti inquieta, perché che la situazione stia cambiando, fatichi a capirlo pure tu, povero spettatore.
D'altro canto, c'è un realismo estremo (qui il riferimento a Makhmalbaf, regista iraniano al quale un po' tutti quelli che sono venuti dopo devono qualcosa), che dapprima ti mette a tuo agio, e dopo diventa quasi insopportabile.
Lezioncina di cinema. Neppure troppo "ina".

2 commenti:

giulia ha detto...

a me son piaciuti molto entrambi, forse "una separazione" l'ho trovato più completo...a te è piaciuto?

jumbolo ha detto...

si si, l'ho visto mentre ero in Polonia ultimamente, e quando son tornato mi sono visto questo per completezza, proprio perché me l'ero perso e perché "Una separazione" mi è parso molto interessante. Lo schema è praticamente lo stesso, e comunque in tutti e due i film ci sono un sacco di particolari che ne fanno dei film completi, che ti danno l'idea di un Paese con i suoi problemi e le sue contraddizioni, ma anche della sua vitalità...insomma, un ottimo regista.