No pain. The world is a wonderful whisper for those who can listen, if necessary in silence.

20120811

Män som hatar kvinnor

Uomini che odiano le donne - di Niels Arden Oplev (2009)

Giudizio sintetico: da vedere (3,5/5)
Giudizio vernacolare: ir freddo dà alla testa

Svezia. Mikael Blomkvist è un giornalista investigativo, bravo sia in questioni economiche che in quelle che potremmo definire poliziesche. Tendenzialmente socialdemocratico, co-dirige una rivista piccola (redazione formata da quattro elementi), ma, diciamo così, di tendenza. Si occupa di politica, economia, fa le pulci ai potenti, cerca di sputtanarli non col gossip, ma con i fatti: se i potenti rubano, infrangono le leggi, Millennium (questo il nome della rivista) è loro addosso. Ma Wennerstrom, un potentissimo industriale svedese, è probabilmente troppo ammanigliato per ammettere di aver frodato: cita in giudizio Blomkvist per diffamazione, e vince. La rivista deve pagare i danni per una cifra considerevole, e Mikael dovrà andare in prigione per un breve periodo. Mentre attende di scontare la sua pena, Mikael viene avvicinato dall'avvocato di un altro ricchissimo industriale, Henrik Vanger: lo vuole assumere perché indaghi sulla scomparsa dell'amata nipote Harriet, avvenuta 40 anni prima. Anche se Mikael non è convinto, l'offerta è conveniente, e si "adatta" perfettamente alla situazione contingente, non favorevole. Accetta, e si trasferisce sull'isola "privata" dei Vanger, per indagare a fondo. Mikael però, prima di essere contattato per l'incarico, è stato seguito a sua insaputa. Lisbeth Salander entra in gioco: è lei che l'ha pedinato, su commissione. La ragazza, orfana di padre e con la madre malata, affidata ai servizi sociali, passato burrascoso, asociale, atteggiamento e abbigliamento punk, abile motociclista ed hacker altrettanto capace, è alle prese con un cambio di tutore: quello precedente, che lei amava quasi come un padre, ha avuto un infarto, e non riesce quasi più a parlare. Il nuovo tutore, l'avvocato Nils Bjurman, è un pervertito. Un uomo che odia le donne. Non è l'unico.

"Costretto" a vedere questo film svedese, con grande ritardo sulla sua uscita cinematografica, dall'eco colossale avuta dai libri di Stieg Larsson (da cui questo film, ed i seguenti, sono tratti), dall'esistenza di ben due sequel, e dal remake USA di questo primo capitolo, stavolta il mio snobismo di fondo si è sciolto come neve al sole; mi sono abbandonato completamente (tanto che, a stretto giro di posta, mi sono visto anche i due sequel) a questa storia complessa ma girata con un bassissimo profilo, con attori poco o per niente conosciuti, ma molto molto bravi, empatizzando alla grande col protagonista Blomkvist, e godendo della narrazione, che fila liscia a dispetto, come detto prima, di un intreccio piuttosto complesso ed intrigante. Si comprende il successo, dovuto in gran parte al personaggio di Lisbeth Salander, interpretato con grande forza da Noomi Rapace, grazie a questo film ed al resto della trilogia (ha pure rifiutato lo stesso ruolo nel remake statunitense) lanciata verso una carriera che si prospetta luminosa. Onesta l'interpretazione di Michael Nyqvist, nella parte di Blomkvist, e la regia.

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